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- Inserito da: Sergio Tatarano
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Ripartiamo da quello che è successo sabato: in due piazze si è manifestato per obiettivi diversi, apparentemente. Una piazza chiedeva più famiglia ed un’altra più famiglie. Una piazza chiedeva più tutela per madre, padre, due figli e nonni; un’altra ammetteva che il costume si è evoluto e che è fuori dal tempo pensare che la famiglia sia una sola, un unico modello; di più: i laici non sono inventori di nuove unioni, direi che sono dei semplici osservatori della realtà ( privi di ideologia) e cercano di fornire una risposta adeguata a questa nuova realtà.
Ciò che mi chiedo però è se è vero che si possa parlare di una contrapposizione tra quelle due piazze; e me lo chiedo soprattutto perché vedo che i maggiori leader di San Giovanni hanno abbandonato, nel loro vissuto (privato), evidentemente lontano dal loro credo ( pubblico), quella vecchia e stantia concezione di famiglia che dicono di difendere. E non lo dico polemicamente, ma come analisi oggettiva dei fatti. Insomma: si può dire che a piazza Navona abbiamo sfilato anche, direi soprattutto, per loro, per quelli che oggi sono contrari a quelle forme di vita che domani abbracceranno o che hanno già abbracciato (e portato a letto).
Accanto a questa constatazione, vi è da aggiungere un dato sul compromesso storico bonsai: il Pd era assente. Ecco su cos’è fondato il grande progetto ulivista, sul silenzio, sul tira e molla, sulle frasi di apertura e di equidistanza, che rappresentano tutte insieme un altro modo per dire conservazione. A Francavilla si dice “’na botta allu circhio e una allu tampagno”. Nella migliore delle ipotesi il problema è liquidato con la libertà di coscienza, confusa volutamente con la libertà di voto clericale: la libertà di coscienza dovrebbe essere quella che porta l’individuo, il cittadino ad optare per una determinata norma senza essere giudicato dallo Stato, non la libertà del politico di votare indifferentemente una legge che imponga un solo comportamento e ne vieti qualunque altro.
Ma d’altronde tale idea così minimale di laicità, viene sempre più da lontano, da 60 anni di accordi opportunistici. Oggi si chiamano Ds, ieri PCI; ma il sangue è lo stesso, i giochi di potere pure. 33 anni fa il Pci tentò fino all’ultimo di far saltare il referendum, ma poi salì sul carro del vincitore. Oggi i Ds schiacciano ancora una volta i diritti delle minoranze scomode al Vaticano per un piatto di lenticchie, per un accordo di comodo, per una pietosa convivenza fatta di contenitori e mai di contenuti. Sempre più, a livello locale come a livello nazionale, si preferisce la parata militaresca a qualsiasi scelta di campo e di confronto, sempre più le critiche ai disastri della destra, che le soluzioni alternative degne di una sinistra moderna. Sempre più Pilato a Gesù Cristo.