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- Inserito da: Sergio Tatarano
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Leggo con un certo stupore l’articolo apparso su Senza Colonne di sabato, a firma di Alessandro Quarta, intitolato “Funari e Rivera, i nuovi profeti” e sottotitolato “Lo specchio del nulla nei programmi Rai”.
Comincio col dire che l’unica moda piuttosto diffusa non è quella di insultare la Chiesa, quanto, ahimè, quella di difenderla ad oltranza, sempre e comunque, scagliando epiteti piuttosto disinvolti e pesanti nei confronti di chi si permette di macchiarsi del reato di lesa maestà: voglio sommessamente rammentare che sono le gerarchie ecclesiastiche a dirci ogni giorno di essere costrette a combattere contro i sostenitori della cultura della morte, definiti nazisti quando questi stessi hanno (abbiamo!) sostenuto il referendum per l’abrogazione della legge 40, o “assassini semplici” quando hanno (abbiamo!) aiutato un malato terminale come Welby a fare ciò che chiedeva da mesi, anni, e gli veniva impedito. Che la Chiesa non abbia concesso allo stesso Welby i funerali ( aprendo le braccia del perdono invece a Pinochet e a Franco) non è un’offesa gratuita ma un dato di fatto. Insomma: sapere chi sia Andrea Rivera a me interessa poco, ma, a giudicare dalla teoria un po’ pericolosa di Alessandro Quarta, non vorrei si voglia sostenere che per poter stare in Rai sia opportuno fornire prima sufficienti rassicurazioni alla Chiesa cattolica e che, altresì, visto che nell'articolo in questione si parla di pivelli o persone sconosciute, per poter parlare ed essere ascoltati bisogna necessariamente farlo dall’alto di qualche pulpito.