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- Inserito da: Sergio Tatarano
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La vita è scandita continuamente da scelte di carattere religioso, di fede. Nell’ultimo anno, in particolare, si è molto discusso del tema della morte “opportuna”, dell’eutanasia e del testamento biologico (o direttive anticipate). In particolare, proprio quest’ultimo istituto rappresenta l’emblema di uno strumento grazie al quale l’uomo può stabilire a quali trattamenti medici sottoporsi nell’eventualità in cui dovesse essere, in un futuro, in condizioni mentali e fisiche tali da non riuscire ad esprimere le proprie volontà. C’è una paura ricorrente in noi, quella che altri possano scegliere al nostro posto, scavalcando la nostra coscienza, il nostro credo. Magari perché la consuetudine, il costume, il conformismo, l’usanza comune e, aggiungerei, dittatoriale prescrive di sottoporci ad una serie di riti “obbligatori”, obbligatori solo perché se non ci adeguiamo, gli altri ci scambiano per pazzi, anche se in realtà si tratta di scelte che investono solo e soltanto la nostra sfera privata. E allora, come c’è un diritto alla vita, così deve esserci, a maggior ragione, una difesa e una tutela del diritto alla morte e al rispetto di quelle disposizioni che devono essere eseguite dopo la morte di un uomo, il quale, peraltro, non avrà più strumenti per rivendicare una scelta se qualcun altro decide per lui.
Ciò premesso, devo ammettere che a volte mi sono domandato se un uomo non credente avesse o abbia la possibilità di approdare alla morte ed essere salutato dalla gente che lo ha conosciuto senza entrare in una chiesa. Me lo sono chiesto perché come è logico, non avendo, la chiesa (o la religione cattolica), l’esclusiva sulla vita, pensavo e immaginavo che vi fosse un modo per non regalargliela invece sulla morte. Quasi sempre infatti si è costretti per ignoranza o per accettazione passiva o per “evitare polemiche esibizionistiche” a passare da un luogo di fede cattolica ( della maggioranza degli Italiani, per intenderci, ma non di tutti gli Italiani). Abbiamo visto come nella storia, anche recente, ci sono stati personaggi pubblici che hanno voluto celebrare i funerali fuori dalla chiesa (da Berlinguer a Spinelli, da Massimo D’Antona a Sandro Pertini, solo per citarne alcuni).
Ebbene: esiste in Italia una legge che lascia ai comuni il compito di istituire sale mortuarie destinate proprio al rito laico. Ma quanti Italiani lo sanno? E quanti amministratori?
Allora, come avvenuto in alcune (poche, per la verità) città italiane, chiediamo al Sindaco e alla giunta di Francavilla Fontana un gesto di grande rispetto e sensibilità culturale: l’istituzione di una sala dove consentire a chi non è credente di essere ricordato nella maniera più adeguata e decorosa. Ci auguriamo che questa nostra iniziativa trovi la convinta adesione di consiglieri e amministratori di ogni colore politico, e che possa rappresentare un segno di grande rispetto delle scelte di una piccola minoranza che merita di essere tutelata come tutti gli altri cittadini.