- Inserito da: Sergio Tatarano
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L’alternativa questa volta era più che mai tra l’essere scontenti e l’essere seriamente preoccupati. D’altronde, solo la sinistra comunista poteva e può preferire un governo reazionario ad uno “riformista” (si fa per dire). Dunque non era il mio caso.
Vittoria del centrodestra, risultato sostanzialmente deludente del PD. Tra i piccoli, boom della Lega e scomparsa di PS e SA.
1. PD. La scelta di Veltroni di andare, direi, ideologicamente da solo, è stata una scelta che sapeva di sconfitta, con alcune opzioni sconsiderate anche rispetto al veto nei confronti dei radicali che avrebbero potuto dare un contributo sicuramente maggiore (soprattutto potendo contare sull’ottima esperienza di governo della Bonino) se fosse stato consentito loro di presentarsi con il proprio simbolo di libertà e non camuffati nelle liste PD, impedendo di fatto il compimento del miracolo di due anni fa con la RnP: un milione di voti di qua e non di là, come solo ai radicali riesce. Uno dei tanti errori.
2. CENTROSINISTRA. Addossare tutte le colpe a Bertinotti (che pure ha tifato in maniera suicida per la fine di Prodi), poi, mi pare francamente ingeneroso, un gesto indice di scarsa onestà intellettuale: al Presidente della Camera va sicuramente riconosciuto di aver compiuto un atto di dignità politica con le dimissioni. E’ evidente che la SA ha perso voti alla propria sinistra (circa l’1%), ha perso i voti degli astenuti delusi (perché la sinistra comunista ha nel dna la opposizione nelle piazze) e ha perso anche i voti di chi ha preferito la "utilità" di Veltroni. Da contraltare ha fatto sicuramente un altro voto di protesta come quello leghista (populista, conservatore, fondato sulla purezza della razza) al quale non si è saputa contrapporre, come dicevo, una visione chiara di “diritto” che sostenesse principi di sinistra come la tolleranza.
Insomma, andare da soli può andare bene se c’è una evidente impraticabilità su un accordo politico, non se si vuole semplicemente dare un’idea che suoni bene come spot, un po’ come tutte quelle che il saggio Walter ha elaborato e proposto in campagna elettorale. Anche perché il PD non è andato da solo ma si è fatto accompagnare dalla peggiore demagogia populistica e giustizialista (targata IdV), la quale si trova a sinistra solo per una coincidenza di matrice antiberlusconiana.
3. GOVERNO PRODI. E’ stata in gran parte la sconfitta del governo uscente: tanto è vero che tutti, forse proprio con l’eccezione dei radicali, hanno preso le distanze dall’operato del governo Prodi e lo stesso Veltroni ha ossessivamente (cinicamente e slealmente nei confronti dell'ex premier) parlato di “superamento degli ultimi 15 anni di politica italiana” già da quest'estate, da prima che l'esperienza del centrosinistra finisse, non lo dimentichiamo.
Un esempio emblematico è l’indulto: nessuno, a parte i soliti, ne ha riconosciuto la paternità, nessuno ha avuto il fegato di sostenere che si trattava di un atto di rientro nella legalità, ma si è preferito ribadire la necessità di costruire nuove carceri e magari proporre inasprimenti di pene. Insomma roba che riesce bene ai leghisti che infatti sono stati premiati. Nessuno ha saputo affermare con forza che la giustizia è una delle urgenze da risolvere, col diritto e non con la pena. Si è preferito bofonchiare qualcosa appiattendosi su un vento destrorso che è spirato forte fin da quest’estate ( ve la ricordate la campagna antirom e contro i pulitori di vetri? Che pena!) e che ha portato con sè anche la fine dell'esperienza dell'Unione.
4. PDL. Quali sarebbero i meriti della destra? A mio avviso, nessuno. Essa ha portato avanti due anni di opposizione fondata sul tifo e la speranza che cadesse Prodi, ripetendosi, a mo' di training autogeno, "ce la faremo...ce la faremo...". Alla fine ce l'hanno fatta. Il PdL e Veltroni.
Il PD ha premuto molto su una campagna personalistica, che desse idea di un solo uomo che pronunciava il “verbo”. E questo avrà potuto avere anche delle conseguenze positive su chi era stanco di ascoltare tanti polli che non riuscivano a emettere un’unica voce, ma la sostanza non era granché.
5. FRANCAVILLA. Il PdL a Francavilla si supera con oltre il 52% e il PD prende poco più della metà dei consensi. C’è da riflettere se questo risultato si registra un mese dopo un fatto di una gravità inaudita occorso al sen. Curto il quale, se è vero che non era candidato, ha comunque messo il bollino della sua presenza in apertura di tutte le manifestazioni pubbliche del centrodestra. La sinistra, dal canto suo, dovrebbe comprendere che è percepita in tutta la sua inconsistenza e come un corpo estraneo, dall’elettorato francavillese, ormai conscio della pochezza dei propri amministratori, ma ancora contrario a cambiare casacca. Bisognerebbe recepire il messaggio, che è giunto il momento di stabilire un contatto con i cittadini, anche in previsione delle prossime elezioni amministrative, a quanto pare imminenti.
La strada è anzitutto quella della partecipazione e del coinvolgimento per un soggetto politico in grado di rappresentare l’alternativa radicalmente liberale, laica e democratica, con una propria idea diversa di società. Occorre ripartire da questa vittoria berlusconiana, preoccupante per il destino dell’Italia, e creare anzitutto nella nostra città le condizioni per un’alternanza. L’alternanza per l’alternativa.