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- Inserito da: Sergio Tatarano
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Sulla vicenda del casinò che ha interessato il sen. Curto di Francavilla Fontana. Sarebbe stato promesso da un finto imprenditore il finanziamento della campagna elettorale di AN in cambio di una modifica della legge sui casinò e della costruzione di una struttura a Fasano.
Lettera aperta di Sergio Tatarano
Sono tremendamente preoccupato. Insomma, ho visto le immagini del sen. Curto e la vicenda mi ha sconvolto. Anzi, mi è dispiaciuta. Dispiaciuta anche perché sapevo cosa si sarebbe scatenato. E io che non sono un tifoso della politica, che non amo la messa alla gogna, che mi sono battuto contro la pena di morte pure a Francavilla (mentre qualche altro si permetteva addirittura di snobbare la conferenza stampa), io che prediligo i confronti pubblici, provo tristezza quando vedo un uomo (politico oppure no, avversario o compagno) in difficoltà. Chi mi conosce dovrebbe sapere quale dispendio di energie mi è costato imbastire dibattiti pubblici accuratamente e scientificamente evitati, addirittura anche quando c’era soltanto da sfilare facilmente come in una passerella di alta moda. Proprio col sen. Curto mi sono più volte incontrato, confrontato, trovato quasi sempre in dissenso, scontrato sui contenuti (ricordo, per esempio, quando polemizzai con la sua richiesta di una via più prestigiosa da dedicare a Giorgio Almirante). E ho apprezzato anche la sua disponibilità a partecipare a dibattiti, come quello sull’eutanasia, che magari qualche rappresentante della nuova sinistra democratica avrebbe puntualmente e accuratamente evitato e solo a sentir pronunciare quella parola (eutanasia) sarebbe scappato a gambe levate.
Sarà un mio limite, ma non riesco proprio a gioire al pensiero che qualcuno possa soffrire o debba nascondersi, magari essere ghettizzato, colpito con le monetine o accolto dai cappi in Parlamento. Proprio io, magari molto più di quelli che cristianamente (?) campano delle pochezze, dei limiti, degli errori altrui, quelli che magari prima invocano la morte di un uomo “peccatore” e poi si fanno il segno della croce o viceversa.
Quello che è accaduto e andato in onda in tv è una vicenda triste e penosa, senza scusanti, per la quale ho chiesto le dimissioni del senatore, sul cui futuro ora si fanno pronostici: c’è chi gongola e si sfrega le mani pensando che quell’uomo sia politicamente morto. Eppure parentopoli dovrebbe aver insegnato qualcosa. Invece niente, niente di niente. Addirittura si prepara un video proiettato tra la folla impazzita, drogata, in una vicenda che ricorda quella del toro a cui si mostra il mantello rosso e che poi si lascia correre all’impazzata. Ebbene, si sappia che è quella destra, che si dichiara di voler combattere, a essere invece pazientemente costruita e alimentata come si alimentano le catastrofi, in quanto non si sa cosa sia la forza delle proprie convinzioni, alla quale si preferisce l’impotenza della violenza.
Sarà un mio limite anche questo, ma mi capita spesso di non stare né di qua né di là. Anche quando un fatto è grave e la sua gravità è conclamata, costoro (voi, compagni della sinistra), riescono a trovare il varco per rendersi perdenti, cristianamente perdenti.
Auguri per la manifestazione in cui lo sdegno che susciterete sarà speculare a quello che vi ha mossi.