Software e formati liberi nella PA

Diverse amministrazioni, in Italia e soprattutto all'estero, hanno già adottato software libero o Open Source sui propri computer e stanno procedendo verso l'uso di formati liberi per il salvataggio dei dati.
Per “software libero”, così come definito dalla Free Software Foundation, s'intende un programma che risponda alle 4 libertà, che potete leggere qui.
E' evidente la connotazione “etica” del software libero, ma ai fini dell'uso di programmi più o meno liberi in amministrazioni pubbliche è necessario prendere in considerazione le necessità della PA e del cittadino più che principii di alto valore.
Alcune di queste necessità:

Trasparenza nel trattamento dei dati: questo è possibile solo rendendo disponibile il codice sorgente (ovvero le istruzioni elementari che compongono un programma) - si parla in questo caso di software “Open Source” – in modo che chi ne abbia la competenza (e la voglia) possa controllare che un programma tratti i dati che gli vengono somministrati solo e soltanto per il compito previsto. Un cittadino deve avere la certezza che i suoi dati personali non vengano usati per scopi differenti da quelli istituzionali
Efficienza ed usabilità: un software Open Source è modificabile dalla comunità di programmatori in modo da aggiungervi funzionalità non previste originariamente, renderne più semplice l'utilizzo e permettere l'interoperabilità tra programmi diversi
Sicurezza e stabilità: un eventuale errore presente nel programma (i cosiddetti “bug”), che possa causare il blocco del computer o l'accesso a pirati informatici, viene risolto generalmente in pochissimo tempo, dal momento che il suo codice viene osservato da migliaia di persone diverse
Il costo: la maggior parte dei software Open Source è gratuita oppure distribuita, generalmente insieme ad altri software applicativi, ad un costo decisamente inferiore rispetto alle soluzioni proposte dai leader di mercato (Microsoft ed Apple su tutti). Un sistema operativo Linux può costare tra 0 e 70 euro, contro i 270 del nuovo Windows Vista versione base; OpenOffice, una suite praticamente identica a Microsoft Office, è assolutamente gratuita
L'indipendenza della PA: la quasi totalità dei computer delle amministrazioni locali utilizzano software Microsoft, un'azienda che, attraverso discutibili politiche commerciali, costringe i propri utenti a cambiare computer in media ogni cinque anni e le amministrazioni a pagare ogni anno diverse migliaia di euro in licenze d'utilizzo
Conseguenza della diffusione del software libero è la creazione di uno standard per il salvataggio dei dati che va sotto il nome di OpenDocument. Questo formato (equivalente ai .doc di Word, .xls di Excel e .ppt di PowerPoint) ha alcuni importantissimi vantaggi:

E' rilasciato senza alcuna restrizione (al contrario dei formati Microsoft): questo vuol dire che qualunque azienda può utilizzarlo come formato per i propri dati senza dover installare un software particolare (e magari costoso)
E' indipendente dai software che lo utilizzano: garantisce lo scambio di dati tra sistemi operativi differenti e l'interoperabilità tra programmi diversi
La sua indipendenza e standardizzazione garantisce la compatibilità con i programmi futuri e, quindi, la possibilità di poter leggere quei dati anche cambiando il software in funzione di esigenze di costo, licenze d'uso o perché semplicemente quel software non è più reperibile sul mercato
Rende la PA meno dipendente da aziende che si alimentano proprio tramite l'uso di formati chiusi e non standard e grazie ad una posizione monopolista: se in futuro queste aziende rendessero i loro software particolarmente costosi o smettessero di svilupparli potrebbe diventare impossibile o onerosissimo l'uso dei documenti prodotti con quei programmi. Per non parlare del caso in cui – legittimamente – l'azienda restringesse la licenza d'uso di programma e formato di salvataggio
Essendo basato su un linguaggio simile a quello delle pagine Web, la pubblicazione on-line di tali documenti è ulteriormente semplificata
OpenDocument è uno standard ISO 26300 ed è diventato anche uno standard italiano UNI. La Commissione Europea, soprattutto per il criterio di indipendenza, ne consiglia l'uso ai Paesi Membri e presto potrebbe diventare il formato ufficiale per lo scambio di documenti nell'Unione Europea.
Inutile nascondere alcuni problemi connessi con l'uso di software Open Source o liberi e con l'adozione di OpenDocument: è stato però ampiamente dimostrato che, soprattutto in realtà grandi come le pubbliche amministrazioni, il costo di trasferimento a questi nuovi sistemi è ammortizzabile nel giro di pochissimo tempo e gli operatori imparano ad usare il nuovo software senza difficoltà in poche lezioni. Inoltre il territorio leccese può usufruire di competenze rintracciabili nell'università e in alcune associazioni che da tempo usano il software libero e ne promuovono l'utilizzo in aziende, amministrazioni pubbliche e a semplici cittadini: l'adozione di sistemi aperti da parte delle amministrazioni locali contribuirebbe quindi alla crescita del territorio promuovendo l'Università del Salento e realizzando nuove opportunità di lavoro per i giovani laureati salentini.