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- Inserito da: Roberto Mancuso
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Partecipare al Pride è sempre stato importante, ma in questo momento lo è più che mai. Episodi di violenza su lesbiche, gay e transessuali, le crociate omofobiche della chiesa e i suoi crimini impuniti, il servilismo clericale del centro-destra, l'ipocrisia di gran parte del centro-sinistra, il family day, la Bindi che esclude le nuove forme di famiglia dalla conferenza sulla famiglia. E' il quadro desolante dell'Italia post-Berlusconi. Di fronte a tutto questo abbiamo due possibilità: lasciarci intimidire o continuare a lottare.
L'oggetto del contendere non è semplicemente la possibilità di pacsarsi o dicarsi, è in gioco il riconoscimento dell'amore omosessuale, la libertà di autodeterminazione delle donne, degli uomini e delle persone transgender, il rispetto della nostra dignità, il diritto di esistere e di cittadinanza.
Con i numeri ci hanno fatto credere che l'Italia non vuole i DiCo, con i numeri dobbiamo rispondere che esiste un'altra Italia che vuole una legge sulle unioni di fatto, laica e civile, un'Italia migliore di
quella che era a San Giovanni il 12 maggio, perché scendere in piazza per negare diritti ad una minoranza è un atto di violenza puro.
Il Pride di quest'anno sarà una manifestazione aperta a tutti i soggetti politici, sociali e culturali del Paese che condividono la necessità di costruire una proposta laica che si ponga l'obiettivo non solo di difendere la sovranità dello Stato, ma che apra anche una stagione di riforme democratiche, civili e libertarie in Italia. Un grande appuntamento per tutte e tutti coloro che hanno a cuore la libertà, la democrazia, l'antifascismo, la laicità. Un appuntamento di popolo, in cui siano presenti tutti i colori e tutte le pluralità.
È in atto un conflitto di cui vogliamo assumerci l'onere, che cerca di connotarsi come uno scontro fra civiltà, tra eterosessuali e cittadini lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), tra cattolici ed atei,
tra migranti e italiani, ed invece ha lo scopo di imporre un pensiero unico, un arretramento sul terreno delle conquiste sociali e di cancellazione di ogni tipo di speranza di riscatto ed emancipazione
dei differenti vissuti, identità ed orientamenti sessuali.
L'attacco alle libertà delle donne, delle lesbiche, dei gay, dei e delle trans, rappresenta l'ultima frontiera di uno scontro epocale, che Raztinger vuole portare fino alle estreme conseguenze. Al silenzio
di tanta politica, di tanti mass media noi rispondiamo con il nostro Pride, per invadere pacificamente la capitale del Paese e ricordare che la convivenza, le pluralità, le libertà sono valori da difendere,
innanzitutto facendoli vivere alla luce del sole, negli spazi e nelle strade della civiltà moderna.
Dobbiamo inoltre sottolineare che nonostante diverse assicurazioni e impegni assunti, nessun provvedimento legislativo è in dirittura d'arrivo in Parlamento, assenti le azioni positive che il Governo
potrebbe intraprendere autonomamente, tra cui una efficace lotta contro il bullismo e l'odio omofobo, lesbofobo e transfobico. C'è un vuoto di proposta ed impegno affinché milioni di cittadine e di
cittadine possano finalmente vivere degnamente.
Per questo le pari dignità e i pari diritti per le persone lgbt rimangono centrali e assumono il valore di paradigma del conflitto tra chi vuole uno stato laico e chi cerca di riportare l'Italia nel Medioevo. Le nostre vite sono un fatto dirompente perché svelano che non esistono modelli unici, ma libertà individuali, autodeterminazioni, famiglie culturali e non naturali.
Il 12 maggio 1974 con il referendum per la legge sul divorzio vinse la laicità sulle barricate cattoliche, questa è la stessa lotta con un'altra faccia, il 16 giugno a Roma non perdiamo l'occasione di
esserci.
Tutte e tutte a Roma il 16 giugno, insieme in tante e tanti, con gioia, determinazione, con i nostri corpi e le nostre idee, per un futuro di libertà!