Il cul-de-sak di Levi, ovvero come vietare l'esercizio collettivo di un diritto costituzionale: l'art. 21

Il sottosegretario Levi è davvero incredibile. Non ho ancora potuto ascoltare la seduta di oggi della Commissione Cultura perchè ancora non pubblicata su radioradicale.it, ma questa dichiarazione a La Stampa e queste intenzioni di Levi, se confermate, non lasciano presagire nulla di buono, se non, nella migliore delle ipotesi, un altro autogol, l'ennesimo purtroppo, del Governo Prodi.

Se il c.d. comma aggiuntivo all'art. 7 sarà espresso utilizzando quella costruzione, quegli aggettivi e quel senso sarebbe impossibile, solo per fare un esempio, l'esistenza di un sito che facesse dell'interattività e della partecipazione degli utenti la propria ragion d'essere. Secondo l'impavido Levi, se di uno spazio web uno ne intende fare un uso personale (che vor' di'???), allora non è tenuto a registrarsi al ROC; se, invece, intende farne un uso collettivo allora lì scatta la registrazione.... ; tuttavia, mi permetto di fare sommessamente notare al sottosegretario, che lo scambio di informazioni, a maggior ragione su internet, non può che essere collettivo!

Ecco l'assurdità e il cul-de-sak in cui si infila il vice-ministro: esiste l'art. 21 della Costituzione, ma su internet puoi farne solo un uso personale, se invece vuoi esercitare insieme ad altri il tuo diritto alla libera manifestazione del pensiero su internet... se vuoi condividere con altre le tue informazioni, i tuoi prodotti editoriali... se cioè del tuo spazio web vuoi farne un uso collettivo... ALLORA NO!

Spero che non sia così, tuttavia resto basito.

Facciamo un esempio: se domani Tizio decide di aprire uno spazio web di discussione e/o di iniziativa politica, secondo il DDL Levi-Prodi a tutti gli effetti pone in essere un'attività editoriale perchè divulga prodotti editoriali (quelli ad esempio creati dagli utenti che registrandosi costruiscono il sito con propri contenuti editoriali scritti e audiovisivi): poco importa che detta attività sia svolta in forma non imprenditoriale e per finalità non lucrative, poichè un'attività di tal genere postula un uso collettivo dello spazio web ecco allora che scatta la registrazione al ROC e le conseguenti responsabilità civili e penali del buon Tizio; quest'ultimo, magari umile radicale webmaster arrabattato del salento come chi scrive, mai e poi mai potrà tenere aperto uno spazio web del genere, perchè sarebbe per lui impossibile controllare tutti i contenuti postati dagli utenti; ergo: Tizio è costretto a chiudere il sito per non essere vittima di denunce e richieste di risarcimento.

questo è un esempio davvero semplice semplice... ovviamente molti altri sarebbero gli esempi che potrebbero farsi...

se non fosse tragico, sarebbe comico. Mi chiedo: buona o cattiva fede quella di Levi?

Continuo ad aspettare... per ascoltarlo, ma intanto credo sia urgente spiegare a Levi cos'è il web 2.0, occorre proprio spiegargli cos'è e cosa sarà sempre più, lo scambio di informazioni su internet nel XXI° secolo.. o forse lo sa già o lo sospetta?

Roberto Mancuso

stay tuned!

P.S.

L'articolo de La stampa:

Ddl editoria, Levi esclude i blog dall'iscrizione al registro

ROMA
Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Ricardo Franco Levi ha proposto alla Commissione Cultura della Camera un «comma aggiuntivo» al ddl di riforma dell’editoria che esclude i blog dall’articolo 7, quello che vede l’obbligo dell’iscrizione al Registro degli operatori della comunicazione per i siti internet. «Nel comma aggiuntivo all’articolo 7 che lascio all’attenzione della commissione non abbiamo scritto blog ma questo è il senso». «Vi propongo di prendere in considerazione un comma aggiuntivo all’articolo 7. È un suggerimento per lavorare insieme, come del resto per tutto il resto del provvedimento», ha detto Levi nell’audizione alla Commissione Cultura della Camera che apre l’iter parlamentare del provvedimento.

Il comma aggiuntivo - ha spiegato Levi - dice che sono esclusi dall’obbligo di iscrivere al Roc i soggetti che accedono o operano su internet per prodotti o siti ad uso personale e non ad uso collettivo. «Vuol dire che sono esclusi i blog che non rientrano in questo comma teso a ridefinire le responsabilità di chi opera su internet», ha spiegato il sottosegretario. «Non vogliamo spegnere voci ed attentare al pluralismo», dice il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega per l’editoria Ricardo Franco Levi alla Commissione Cultura della Camera dove oggi si apre l’iter parlamentare del provvedimento. Lo dice in merito alla questione dei finanziamenti diretti destinati soltanto alle cooperative e ai giornali dei gruppi parlamentari.

«Per quelle testate che non rientrano nelle nuove norme - ha spiegato Levi - proporremo un periodo di 12 mesi con l’erogazione di contributi, così che questi giornali che perderebbero i contributi possano mettersi in regola con le nuove norme per diventare cooperative o soggetti di gruppi politici».